Il film è un flop, e ora comincia il gioco delle accuse e delle colpe. Che cosa non ha funzionato? C'è chi parla di tensioni interne alla casa di produzione e chi menziona addirittura una consapevole scelta di protesta da parte del regista Todd Philips
Ora che 'Joker: Folie À Deux' è ufficialmente un flop - potenzialmente di portata storica - tutti vogliono sapere: cosa è andato storto? Nonostante il primo film avesse ricevuto un'accoglienza contrastante, aveva riscosso ottimi risultati al botteghino e aveva condotto Joaquin Phoenix all'Oscar come miglior attore. Il sequel, che ha coinvolto anche Lady Gaga, avrebbe dovuto essere un successo. Invece, è stato un costosissimo fallimento critico e commerciale, e Hollywood è pronta a puntare il dito. Proviamo allora ad esaminare step by step del cause del fallimento di un film che avrebbe potuto (o dovuto?) essere potenzialmente perfetto. O perlomento così sembrava.
Non è la performance di Lady Gaga ad essere deludente. È che non ci vuole un esperto per capire che mischiare musical e film sui supereroi (o anti-eroi che dir si voglia) fosse una combinazione potenzialmente controproducente.
Ma sembra che il regista di Joker Todd Phillips “Non volesse avere più nulla a che fare con la DC” e, secondo un nuovo rapporto di Variety, il cineasta non ha nemmeno incontrato i "boss" dei DC Studios James Gunn e Peter Safran. Un insider, portavoce del malessere di tanti spettatori, ha rivelato quanto segue:
“Se il primo film avesse parlato di un ragazzo sfortunato e malato di mente in una città disagiata, avrebbe fatto forse 150 milioni di dollari in tutto il mondo. Non un miliardo. La gente è venuta perché quel tizio era Joker. Nel sequel, Joker non era più lui”
L'articolo di Variety descrive ogni sorta di tensione interna tra Todd Phillips e lo studio, con molte dichiarazioni della casa di produzione che negano invece le tensioni. La costosa decisione del regista di girare a Los Angeles, la sua scelta di presentare il film in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia e il suo rifiuto di fare delle proiezioni di prova sono tutti elementi citati come fonti di conflitto, anche se la Warner Bros. afferma di aver sostenuto pienamente il regista e la sua visione.
Tuttavia, il tenore dei pettegolezzi degli addetti ai lavori indica che il taglio finale del film, che i critici hanno descritto come un dito medio allo studio e al genere dei supereroi, ha scandalizzato i dirigenti dello studio oltre a costare loro un sacco di soldi. "È come se Phillips si fosse rivoltato contro il suo pubblico originale", riporta l'articolo di Variety. Cosa ovviamente non gradita a Warner Bros.
Così facendo, sembra però che la colpa sia inavvertitamente proprio della Warner Bros., che ha dato al regista di Una notte da leoni (esatto, Todd Philips è il medesimo regista del franchise comico) un assegno bianco per fare quello che voleva con il personaggio. Si può dire quello che si vuole di Phillips e della sua visione, ma è sempre stato abbastanza chiaro sul fatto che il primo titolo fosse un “film anti-fumetto”, quindi aspettarsi da lui qualcosa che fosse più in linea con il marchio sarebbe stato sciocco. Ma probabilmente nessuno si sarebbe aspettato un esito così "distante" dalla storia originale.
I sequel di Hollywood solitamente fanno una di queste due cose: o si basano sul film precedente, espandendo la storia a tutti gli effetti (come Il Padrino - Parte II), oppure ripetono ciò che ha funzionato nell'originale, riciclandolo in modo più grande, più rumoroso e con costi molto maggiori (come Una notte da leoni 2 dello stesso Phillipps).
Folie à Deux non fa né l'una né l'altra cosa. È una mossa audace per un sequel, che trova comunque il modo di far tornare Phoenix nel suo abito rosso e nel trucco da Joker. Ma quasi tutto il film si svolge nell'Arkham State Hospital o nell'aula di tribunale del giudice Herman Rothwax, mentre le canzoni sono apparentemente il modo di Phillips di distinguere i sentimenti interiori inespressi di Arthur.
Secondo l'analisi di Variety (e non solo), la trama si basa sul più debole dei cliché dei film processuali: la difesa per infermità mentale, quella scappatoia legale tanto amata da Hollywood, ricca di stereotipi e cliché. Invece di spianare la strada a nuove idee, gran parte del nuovo film si dedica dunque a rimettere in discussione l'originale, costringendo Arthur a confrontarsi con le conseguenze delle sue azioni. Perché mai il regista avrebbe voluto fare una cosa del genere?
È talmente tanto difficile rispondere alle troppe domande che alcuni utenti sui social media stanno addirittura cominciando a suggerire che Todd Philips (insieme a Joaquin Phoenix?) abbia volutamente realizzato un film meno convenzionale, consapevolmente "brutto", come parte di un commento meta-narrativo o come forma di protesta nei confronti dello studio. Questa interpretazione sembra derivare proprio dal tono altamente sperimentale del sequel. Tuttavia, si tratta principalmente di teorie speculative e ironiche. Phillips non ha (ancora) rilasciato dichiarazioni che confermino esplicitamente tale intenzione.
Consigliati
Recensione Sand Land: un grande omaggio al mondo di Akira Toriyama
Hideo Kojima dice no ai kolossal: il film di Death Stranding sarà un progetto "intimo"
Chiacchiere esports: Fabio Pollifrone il mondo del sim racing
LEC: Fnatic e Mad Lions avanzano
Insomniac Games subisce un attacco hacker, l'azienda corre ai ripari.
Lazio Juventus: dallo scontro sul rettangolo verde a quello virtuale
Recensione Sand Land: un grande omaggio al mondo di Akira Toriyama
Hideo Kojima dice no ai kolossal: il film di Death Stranding sarà un progetto "intimo"
Chiacchiere esports: Fabio Pollifrone il mondo del sim racing
LEC: Fnatic e Mad Lions avanzano
Insomniac Games subisce un attacco hacker, l'azienda corre ai ripari.
Lazio Juventus: dallo scontro sul rettangolo verde a quello virtuale