Esami di maturità 2024: Pirandello insegna a guardare il progresso tecnologico con il racconto di Serafino Gubbio Operatore

Un’opera scritta nel 1925 ma più attuale che mai, il Serafino di Pirandello è ognuno di noi davanti all’intelligenza artificiale

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CREDITI: Dreamstime

Il cinema di Serafino Gubbio era l’ultima, pericolosa, innovazione tecnologica. Bella e affascinante, l’intrattenimento era garantito eppure, Serafino, percepisce un rischio. 
“Il battito del cuore non s’avverte”, scriverà nei suoi quaderni. Perché la ripetitività e lo schermo diventano strumento di alienazione più che di creatività, almeno secondo Serafino. Oggi che gli schermi sono più piccoli e i devices sempre più a portata di mano, il rischio non è tolto ma, dalla conoscenza, arriva il potere sulle proprie scelte e lo schermo si fa fattore di condivisione e incontro. L’intelligenza artificiale dal canto suo ha iniziato ad affacciarsi nella nostra quotidianità e, sì, forse in questo caso è più facile che il battito del cuore non si avverta, dopotutto non c'è.

Serafino Gubbio e il dramma del progresso tecnologico

Che fine farà l’uomo? Quale sarà il suo posto nella società del futuro? Le domande di Serafino sono le stesse in cui, a suo modo ha risposto Elon Musk, il re dell’AI e della tecnologia è certo che prima o poi nessuno avrà più bisogno di lavorare e che l’Intelligenza Artificiale, sostituirà quasi tutte le professioni. Serafino è un operatore cinematografico, il suo compito è tenere in vita lo schermo e garantire agli spettatori l'intrattenimento che hanno chiesto. Il lavoro è monotono e ripetitivo mentre l’anima di Serafino è viva e creativa, Serafino non è mai uguale a se stesso mentre il mondo che guarda dalla cabina in cui lavora, sembra sempre più cristallizzarsi nello spazio che separa lo spettatore dallo schermo diventando sempre più corpo e meno cuore. 

 

“Mani, non vedo altro che mani, in queste camere oscure; mani affaccendate su le bacinelle; mani, cui il tetro lucore delle lanterne rosse dà un'apparenza spettrale. Penso che queste mani appartengono ad uomini che non sono più; che qui sono condannati ad esser mani soltanto: queste mani, strumenti. Hanno un cuore? A che serve? Qua non serve. Solo come strumento anch'esso di macchina, può servire, per muovere queste mani. E così la testa: solo per pensare ciò che a queste mani può servire. E a poco a poco m'invade tutto l'orrore della necessità che mi s'impone, di diventare anch'io una mano e nient'altro”.

 

L’Intelligenza artificiale, risorsa o minaccia?

“Porsi davanti la vita come un oggetto da studiare, è assurdo, perché la vita, posta davanti così, perde per forza ogni consistenza reale e diventa un'astrazione vuota di senso e di valore. E com'è più possibile spiegarsela? L'avete uccisa. Potete, tutt'al più, farne l'anatomia.

 

La vita non si spiega; si vive”.

 

La vita non si spiega, si vive. Lo ripete Pirandello, in ogni riga dei Quaderni di Serafino Gubbio Operatore e lo fa nel 1925. Oggi, nel 2024, noi tentiamo di andare oltre, non di spiegare la vita alle AI, ma di addestrarle alla vita. E così, dato dopo dato, trafugato dalle nostre attività online, le AI devono imparare a diventare umane. La simulazione di una perfezione che di umano ha poco o niente è l’ossessione degli sviluppatori delle AI che devono essere sempre più performanti nel risolverci la vita più che problemi. Alleggerirla piuttosto che viverla. In tempi non sospetti, Mario Calabresi, giornalista ed ex direttore di Repubblica, in un’intervista al fotografo Eliott Erwitt chiese quale fosse il futuro dell’arte della fotografia ora che tutti hanno a disposizione smartphone e camere. Erwitt, pacatamente ma con convinzione rispose: “Tutti hanno carta e penna ma non tutti diventano poeti”.

 

Il cuore, la vita, tanto cari a Pirandello sono la più grande arma contro i rischi della contemporaneità che fa della tecnologia la sua ancora di salvezza davanti alla complessità del reale. Ma la guida di Serafino va seguita fino in fondo. Serafino lavora nel mondo del cinema, vive al suo interno, letteralmente. Eppure non demonizza il mezzo cinematografico ma lo interroga. La responsabilità ultima risiede sempre e comunque nella libertà dell'individuo di esercitare il proprio giudizio sulle cose. E così, oggi, che ci troviamo a interrogare le AI, i social, la televisione, i podcast, i videogiochi, dobbiamo fare nostra la domanda di Serafino perchè tutto si trasformi da minaccia ad opportunità: si avverte il battito del nostro cuore?

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