Amy Winehouse icona della musica nei videogame torna a dividere con il controverso biopic

Un film, definito morboso dalla critica, ripercorre le tappe della vita e della carriera della cantante scomparse prematuramente

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CREDITI: Dreamstime

È possibile che un album sia la colonna sonora di ben 20 videogame? Sì, se l’album in questione è Back to Black e la voce è quella di Amy Winehouse.

Amy Winehouse, la voce dei videogame

È chiaro, la maggior parte dei giochi che hanno la voce di Amy Winehouse come colonna sonora, è a tema musicale, parliamo di titoli come Sing Star, Lips: Party Classic, Dj Hero o Rock Band 3. Ma c’è un videogame che spicca dall’elenco perché si allontana dalla musica e si inserisce invece nel genere Comic Fantasy. Stiamo parlando di Raving Rabbids: TV Party. Il gioco, sviluppato da Ubisoft, è disponibile su Nintendo Wii, smartphone e Nintendo DS. Protagonisti sono i pazzi conigli che abbiamo imparato a conoscere nei precedenti capitoli del gioco, questa volta, dopo che un fulmine colpisce un gruppo di conigli alieni che viene rinchiuso all'interno di una tv. Il videogame riesce così in maniera ironica ad affrontare un tema decisamente importatnte come il ruolo dello schermo e dei programmi tv nella nostra vita. Il metro di giudizio è l’eccesso, all’interno del gioco i programmi sono rappresentati  al limite del ridicolo eppure, sembrano più seri di quelli che effettivamente vanno in onda nella realtà. 

Back to Black: un biopic morboso?

Sam Taylor - Johnson è il regista di Back to Black, il biopic dedicato alla vita e alla carriera della cantante Amy Winehouse, che arriverà in sala il 18 aprile e, a poco giorni dall’uscita ufficiale, ha già conquistato numerose critiche. Secondo quanto riportato dai media, il film risulta essere una ricostruzione morbosa e poco emozionante dei drammi vissuti dalla cantante, mentre convince poco l’interpretazione dell’attrice Marisa Abela, inadatta, a quanto pare, a vestire i panni della malinconica Winehouse. 
 

La - breve - vita di Amy Winehouse, con i suoi amori turbolenti e gli scandali legati all’abuso di droga e alcol, hanno sicuramente offerto non poco materiale per la realizzazione di un biopic ma, i più si chiedono quale sia stata la necessità della regista di zoomare così eccessivamente sulle debolezze, sui momenti bui di Winehouse, accarezzando solo con superficialità la componente umana ed emotiva che ha fatto della vita di Amy una storia così tragica. Avremmo di gran lunga preferito continuare ad ascoltare la sua voce unica che aggiungere un nome al triste club dei 27. Insomma, caro regista, meno trucco, meno aghi, e più voce. È la voce di May Winehouse che ha conquistato il mondo, non la sua caduta.

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