L'indiscrezione-bomba confermerebbe il conduttore per altre due edizioni. Proprio come nei videogame: anche dopo la fine si può (quasi) sempre ricominciare
Amadeus e Sanremo: gli estremi di una partita che non sarebbe ancora finita. Nonostante la 74ª edizione del Festival sembrava essere l'ultima per l'ormai storico conduttore e direttore artistico (“Sento il bisogno di fermarmi”, aveva detto in conferenza stampa), le voci sul suo ritorno non si sono mai realmente placate. La sua dipartita dal palco dell’Ariston, dopotutto, aveva scatenato un incredibile senso di vuoto negli spettatori, che gli conferiscono il merito di aver rivoluzionato il Festival della canzone italiana. Un po’ come la sensazione di spaesamento che provano i giocatori quando appare la scritta “Game Over”, una vera e propria sperimentazione ante tempore del senso di morte, su cui si dipanano già numerosi studi e teorie. Quello di Amadeus, non a caso, era stato un congedo dichiaratamente sofferto anche dal FantaSanremo (“Si chiude un ciclo durato 5 anni”, si legge nell’account Instagram ufficiale). Secondo un’indiscrezione non ufficiale, il senso di perdizione sarebbe però da rimandarsi di almeno due anni, dato che Amadeus avrebbe accettato di restare alla conduzione fino al 2026. La Rai, intanto, ha diffuso un comunicato per smentire le voci.
Secondo le ultime indiscrezioni, Amadeus sarebbe tornato sui propri passi, accettando la generosa offerta dell’a.d. Rai Roberto Sergio. La notizia lo vedrebbe al timone del Festival per altre due edizioni. All’accordo, mancherebbero ancora alcune clausole da definire e, ovviamente, la fatidica firma ufficiale. In ballo anche uno show con l’amico e collega Rosario Fiorello e la continuazione dei preserali Affari Tuoi e I Soliti Ignoti.
Stando al comunicato diffuso dalla Rai, non ci sarebbe nessun nuovo accordo ufficiale tra l'Azienda e Amadeus. Qual è, allora, il futuro del Festival? Al termine di Sanremo 2024 (che come da pronostico di ChatGPT ha incoronato Angelina Mango) sono immediatamente partite le prime ipotesi sui nuovi conduttori o conduttrici.
Tra i possibili nomi, spuntano per esempio Alessandro Cattelan, Laura Pausini, Paolo Bonolis, Carlo Verdone, Paola Cortellesi, Carlo Conti e tanti altri. Tra diversi rifiuti, alcuni silenzi e ora la nuova indiscrezione (smentita) sul ritorno di Amadeus, non resta che attendere notizie ufficiali.
Il concetto di "Game Over" nei videogiochi, associato perlopiù alla morte del proprio personaggio, ha mille sfaccettature studiate e approfondite sia da un punto di vista tecnico che da un punto di vista psicologico. Partiamo dal primo.
Anche se la perdita di tutte le vite coincide con la fine del gioco, la maggior parte delle volte si tratta di una “conclusione” fittizia: pensiamo alle macchine delle sale giochi, che danno la possibilità di continuare o ricominciare con un nuovo credito o, più efficacemente, a Super Mario 64, dove l’esaurimento di vite non incide in alcun modo sul grado di progressione generale raggiunto dal giocatore.
Non tutti i videogiochi, però, usano il sistema a più vite; in alcuni casi si ha un unico tentativo prima della sconfitta. Nella serie The Legend of Zelda, per esempio, il game over è raggiunto non appena i "cuoricini-vita" del protagonista Link si esauriscono, senza ulteriori tentativi a disposizione.
A prescindere dalle differenziazioni tecniche e storiche del game over, ciò che è certo è che l’epilogo di un determinato gioco (seppur ci possa essere la possibilità di ricominciare, farlo a livelli più difficili, prendere altre strade e così via) coincide con un enorme senso di vuoto.
È la medesima sensazione che si prova al termine di una serie televisiva, di un "ciclo" di edizioni sanremesi o di una serie di libri. Per ogni categoria si inseriscono infiniti studi e teorie: si pensi, nel caso delle serie televisive, al noto fenomeno del “Binge Watching”, nonché la fame che porta a divorare contenuti su contenuti.
Nel caso della sindrome da fine gioco, i motivi scatenanti possono essere molteplici: in primis, il naturale meccanismo di identificazione, per non parlare del fatto che si empatizza con i personaggi e si arrivi perfino a provare emozioni e sentimenti. Giocare, dopotutto, produce endorfine, capaci di generare una sensazione di euforia, adrenalina e benessere.
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