Dopo averli attesi per mesi, sono arrivati i nuovi titoli Pokémon, in questa recensione parleremo di questi titoli, mostrando le luci e le ombre che presentano
Dopo una lunga attesa è arrivata la nona generazione Pokémon, probabilmente una delle più chiacchierate e controverse, già da prima dell’uscita dei titoli, per via di una campagna marketing discutibile e soprattutto la mole di informazioni leakkate molto prima della pubblicazione.
A mesi dall’uscita infatti, buona parte degli eventi chiave del titolo come la presenza dei “paradossi” o varie nuove creature, erano note ai più.
Anche per questo, i giochi sono stati accolti dal pubblico in maniera molto fredda, creando varie discussioni ed opinioni contrastanti.
Bisogna sottolineare come in Scarlatto e Violetto l’esplorazione torni ad essere divertente, grazie a quello che può sembrare un miglioramento esponenziale del level design (che mancava da anni ormai); tuttavia viene toccato di conseguenza il primo di tanti punti dolenti, ovvero la resa discutibile di alcuni biomi e l’orribile caratterizzazione delle città.
L’esplorazione di zone come le grotte, che sono state deludenti in ogni esperienza pokémon 3D è resa al meglio, creando anche alcuni labirinti e puzzle ambientali interessanti. Dal punto di vista visivo non sono per nulla appaganti, anzi il problema delle texture di gioco è tra i difetti critici del gioco, rovinando l’esplorazione a causa di continui pop-in di elementi o allenatori.
La decisione di parlare di queste due zone in un unico paragrafo è semplice, sia la “Sierra Napada” che il “Deserto Alasar” si presentano rispettivamente come distese di neve e di sabbia, la cui esplorazione non premia il giocatore in alcun modo, anzi sono decisamente noiose e frustranti da visitare.
Non sono presenti puzzle ambientali, labirinti o ricompense in nessun punto della mappa, magari per sopperire alle gravi mancanze tecniche.
Tra i tanti difetti tuttavia, l’elemento che rappresenta il punto più basso della nona generazione Pokémon, non è né la grafica né tantomeno gli fps bassi, ma dalla (NON) caratterizzazione delle città, elemento che ha sempre reso onore ai precedenti giochi Pokémon.
Non ci sono mai state città più brutte di quelle che sono state presentate qui a Paldea: “Enormi metropoli con case e negozi da NON esplorare!”. Di fatto nessun edificio è esplorabile in nessuna delle città di Paldea, se non qualche negozio (che sono dei semplici menù a tendina) come il “memorabile” PicoPanino.
Il primo “open world” di Pokémon ha destabilizzato molti giocatori non abituati a questo tipo di esplorazione più aperta e dispersiva per certi versi, ma che dava solo una falsa sensazione di libertà, per la mancanza di un sistema di level scaling, che avrebbe probabilmente risolto gran parte dei problemi.
Infatti pur avendo massima libertà di scelta ed esplorazione, il percorso era implicitamente imposto dal livello delle sfide che ognuna delle tre avventure offriva al giocatore.
Anche questa generazione presenta dei brani di una bellezza indescrivibile, che siano di accompagnamento durante le lotte, durante l’esplorazione di una brutta città o nel momento di apice dell’intero titolo, l’accompagnamento musicale calza perfettamente in ogni situazione.
Anche i versi dei Pokémon nell’open world sono inseriti in maniera magistrale, permettendo al giocatore di capire in che direzione andare per trovare un determinato Pokémon, dopo aver riconosciuto il suo verso.
Ennesimo fiasco dal punto di vista tecnico, che presenta drastici cali di frame rate che faticano anche solo a raggiungere i 30 fps, ma anche continui bug e glitch, che rendono molto frustrante quella che altrimenti sarebbe un’esplorazione tutto sommato divertente.
La patch 1.1.0, annunciata come la soluzione definitiva, che avrebbe risolto ogni problema tecnico si è rivelata invece ininfluente.
Inaspettatamente, il punto forte di questi titoli è proprio la trama: interessante e coinvolgente, che tocca anche temi delicati come il bullismo, la solitudine e la perdita, anche in maniera non superficiale.
I tre percorsi che vengono proposti al giocatore sono totalmente distaccati tra di loro e aiutano non solo a progredire nella “trama orizzontale” ma ci permettono inoltre di conoscere e sviluppare i vari personaggi secondari, alcuni tra i più interessanti dei giochi pokémon.
Il primo e più familiare ai veterani dei giochi Pokémon è “Il percorso dei campioni” ovvero il tipico susseguirsi di palestre e medaglie che porta il protagonista ad affrontare la lega e diventare campione.
Sicuramente il meno brillante dei tre percorsi, con “prove delle palestre” banali e semplicissime, idem per gli scontri che perdono ogni sorta di difficoltà tecnica posta dall’IA rispetto ai precedenti titoli.
Nemi, la Co-protagonista di questo arco narrativo infatti è la meno interessante, caratterizzata solo dall’essere ossessionata dalle lotte, in quanto non riesce a trovare avversari alla sua altezza.
Il secondo percorso è “Il viale della polvere di stelle” ovvero la storia del Team Star, presentati come un gruppo di bulli che non vogliono frequentare le lezioni e che si sono resi protagonisti di uno scandalo datato un anno e mezzo prima. Tramite l’hacker Cassiopea entriamo a far parte del progetto “Stardust”, ovvero un piano ben studiato per far sciogliere definitivamente il team di bulli. Nonostante il gameplay delle “lotte autonome”, che non hanno convinto per le sue caratteristiche ripetitive e prive di ogni strategia, la storia posta al giocatore è super interessante e affronta la delicata tematica del bullismo e dell’accettarsi per ciò che si è.
Il terzo percorso infine è “Il sentiero leggendario”, questa storia presenta Pepe, figlio della Professoressa Olim o del Professor Turum (in base alla versione di gioco), nonché uno dei migliori rivali, scritti con un’ottima caratterizzazione ed evoluzione del personaggio. Insieme dovrete affrontare i “Pokémon dominanti” di Paldea, che fanno da guardia a delle rare erbe dai poteri curativi. Gli scontri sono ripresi dal giro delle isole di Alola (probabilmente sono più semplici) ma tanta è la voglia di sapere come prosegue la trama e di cosa dovrà accadere, che il giocatore sceglierà sempre di cercare nuovi pokémon dominanti da sconfiggere, nonostante la strana curva dei livelli.
Oltre a questi tre percorsi principali, non bisogna dimenticarsi che ogni giocatore resta uno studente di un’accademia, con tanto di lezioni, esami e rapporti sociali da stabilire con compagni e soprattutto professori.
Seguire le 6 lezioni di ogni materia e sostenere i due esami (di metà e di fine corso) è consigliato non solo perché sono utili, ma anche perché sbloccano le interessantissime missioni secondarie che ci vengono affidate dai professori, giusto per nominarne una: la ricerca dei “leggendari della sciagura”, affidataci dalla professoressa Morasia di storia.
Per completare nella sua interezza la trama principale di Pokèmon Scarlatto e Violetto, ovvero terminare i 3 percorsi fino al raggiungimento dei titoli di coda, saranno necessarie circa 50 ore di gioco, tra picchi incredibili di emozioni e momenti di rabbia causati dalle prestazioni tecniche del gioco.
Ma c’è di più, infatti sarà possibile continuare a giocare il titolo per ulteriori ore ed ore per completare (senza l’uso di tutorial o scorciatoie) il gioco al 100% con tutte le sue sub-quest e il solito e sempre più difficile, completamento del Pokèdex regionale.
Per non parlare delle ore pressoché infinite nell’eventualità siate videogiocatori Pokèmon appassionati di VGC.
In quel caso penso sia il caso di parlare di:
Le meccaniche di gioco presentano luci ed ombre, come l’interessante scelta di lottare simultaneamente al mondo di gioco che però e costantemente vittima di bug grafici o compenetrazioni tra i modelli di pokémon e Npc.
Il fenomeno della Teracristal inoltre, per quanto non sia gratificante da un punto di vista estetico, in quanto decisamente meno accattivante delle evoluzioni ma troppo sfarzose rispetto alle dynamax, permette un’ottima implicazione strategica che non va a stravolgere le sorti di uno scontro regalando una vittoria certa, anzi talvolta il segreto per utilizzare al meglio questa meccanica è di non usarla sempre (come invece fanno capipalestra e Superquattro).
Altra nota a favore è il servizio multiplayer, che funziona in tempo reale.
Sicuramente un grosso passo avanti rispetto all’esperienza multigiocatore di Spada e Scudo, dove più che multiplayer si poteva parlare di purgatorio dantesco, dove le anime dei giocatori vagavano senza uno scopo per le “terre selvagge” con il solo fine di regalarti bacche piovute dal cielo.
CONSIDERAZIONI FINALI
Definire controversi questi ultimi giochi Pokémon sarebbe riduttivo, poiché presentano alcune delle idee migliori degli ultimi anni del franchise, affiancate però da altre scelte azzardate che si sono rivelate un inconcludenti.
Da aggiungersi, la migliore sezione di gameplay è posta solo nelle ultime ore di gioco, ma che per quanto sia stata ben realizzata sia da un punto di vista estetico che a livelli di trama e contenuti, di certo non può salvare un titolo che per decine e decine di ore precedenti si è mostrato gravemente insufficiente da un punto di vista tecnico seppur compensando in piccola parte con la storia.
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