Ripercorriamo la storia di una saga che ha fatto innamorare un'intera generazione dei racing game: Need For Speed
Per chi è nato a cavallo tra la fine degli anni 90 e l'inizio del 2000 il mito di Fast and Furious è una consolidata realtà, a causa delle pieghe narrative e per certi versi anche di una scarsità importante di concorrenti reali, la saga di Need For speed è rimasta l'unica in grado di incarnare quella voglia di libertà di costruire auto sempre più potenti e di alternarsi tra una buone dose di corse contro il tempo o avversari a drift più sfrenato, il tutto veniva poi condito da ottime situazioni guardie e ladri per coinvolgere l'utente ancora di più nel mondo delle gare clandestine.
Dal 1994 ad oggi la serie Need for Speed conta ben 25 videogiochi sotto l'effige del gioco numero uno per gare clandestine ed eventi drift. Ma la produzione dell'IP non è sempre stata rose e fiori e per quanto Need for Speed Most Wanted, sia uno dei giochi più amati nella storia dei videogiochi, se non il più amato della serie, il suo successo si è rivelato essere quanto più deleterio possibile per i ragazzi di Criterion, gli ex creatori della serie targata Burnout.
Le operazioni nostalgia non hanno soddisfatto i palati più fini dopo il 2010 ed anzi l'avvicinarsi troppo al mondo di Gran Turismo con Need for Speed Shift, sembra aver solo allontanato maggiormente i fan delusi dalla serie ed il nuovo promettente titolo di Forza Horizon, sembrava essere più soddisfacente.
Il punto di rottura del recente passato arriva con il 2015 quando viene annunciato un reboot completo della serie, uscirà infatti un gioco targato si Need for Speed ma che passerà alla storia con la dicitura 2015.
Con il capitolo del 2015 la saga tornò alle luci della ribalta, e non a caso, per la creazione di un videogioco che utilizza fasi di intermezzo registrate con attori veri, hanno optato di fare le cose nello stile più grande possibile.
Andando a scomodare le leggende del mondo del tuning e dello street racing:
Nakai San e Ken block saranno fisicamente presenti in un avventura dal gusto vecchio stile, che ancora oggi come all'ora sa rubare il cuore agli appassionati. Le nottate passate tra l'officina e la conquista dei record sul Nautilus o alla ricerca del 100%, un'esperienza indescrivibile che gettò le fondamenta per una nuova epoca di Need for Speed a suon di Gangsta paradise.
Nel 2017 con Need for Speed Payback, la serie sembrava essere ricascata nell'ombra di un progetto lezioso, in cui le micro transazioni sembravano rovinare un esperienza di gioco già di per se poco gradevole, il sistema randomico di acquisizione delle carte per la personalizzazione imponeva ai giocatori di poter optare solo sull'acquisto di gioco con quella reale per progredire nell'esperienza.
Need for Speed Heat riesce a rialzare leggermente la testa dopo lo scivolone commesso con Payback, ma sembra ormai cosa fatta con l'utenza che piano piano si accasa sempre di più sul concorrente n°1, che negli anni si è confermato essere Forza Horizon.
Escludendo dall'equazione totalmente i tentativi di Ubisoft di unirsi nel testa a testa con il suo The Crew, il quale resta un prodotto troppo nella media per riuscire a ritagliarsi uno spazio tutto per se nell'ambiente dei motori e delle gare su strada. Need for Speed Heat arriva a cercare di salvare quanto di buono era stato ricostruito nel 2015, ma riesce solo in parte a chiudere la voragine aperta dal capitolo intermedio.
La base del gioco ripropone troppe delle meccaniche rese celebri dal 2015, provando anche a migliorare un po' ciò che era stato mostrato ma non riuscendo veramente a crearsi una propria identità distinta, risultando dopo poche ore di gioco una minestra con note già assaporate e poco originali, non giustificando l'esborso a prezzo pieno del titolo che si rivela un riempitivo poco efficace.
Ė ormai cosa nota, gli anni della pandemia sembrano aver aiutato e al contempo tagliato le gambe all'industria dei videogiochi, ed anche per la serie Need For Speed non vi è stata pace, Need For Speed Unbound è figlio del periodo più importante in un modo o nell'altro del mondo dei videogiochi, segnando un passo importante per la serie automobilistica targata EA.
Per la prima volta dopo Anni di prodotti troppo simili tra loro e con pochi cambiamenti, Criterion riesce a tornare alla ribaltà con un gioco che ha diviso la critica e i fan, creando un nuovo universo per quanto riguarda Need For Speed. Unbound ci porta in un ambiente urbano, non dissimile da quelli visti nel 2015 o in Heat, con una storia che come per tutti i giochi automobilistici lascia un po' il posto alla spettacolarità del gameplay, alla profondità del tuning e alle attività collaterali.
L'ambientazione di gioco si denota subito per uno stile di tuning, verso l'arroganza giapponese anni 90 in cui le auto denominate "static" dovevano essere le più basse possibili, con i colori più sgargianti e con i tubi di scappamento più lunghi possibile, andando così in contro tendenza con ciò che più piace agli estimatori del genere, con uno stile più midnight club in cui l'aspetto estetico lascia più spazio a quello meccanico e prestazionale. Il mood si ritrova anche nella scelta di optare per uno stile grafico con ambientazioni iper realisitche e una realizzazione degli effetti visivi e dei personaggi più simile ai cartoni animati in stile MTV.
Per quanto molti abbiano disprezzato il gioco va detto che almeno ha apportato qualcosa di realmente diverso al settore, andando ad essere l'ultimo capitolo della serie fino ad oggi senza un vero successore ancora annunciato. Il 2023 è stato l'anno in cui il mondo dei motori ha dovuto salutare una delle leggende più importanti per milioni di appassionati, tra cui anche quelli di Need for Speed 2015, stiamo parlando della tragica morte di Ken Block, membro degli Hoonigan e da sempre volto del mondo drifting. Nel 2023 però il mondo dei motori ha dovuto salutare anche diversi nomi importanti del mercato automobilistico con alcune vetture, che non verrano più prodotte o che cambieranno dna in favore di un'anima più green ed elettrica.
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