Quentin Tarantino e i videogiochi sembrava un matrimonio impossibile, visto che il regista sembra odiarli, ma gli sviluppatori amano lui!
Quentin Tarantino è indiscutibilmente il re del crudo e del perturbante, uno dei registi più influenti della nostra epoca, che ha lasciato un segno profondo nella cultura contemporanea. I suoi film, diventati vere e proprie icone, si caratterizzano per una violenza stilizzata e una capacità unica di scavare nella mente e nelle viscere degli spettatori, marcando indelebilmente la loro memoria. Tuttavia, nonostante il suo genio cinematografico, Tarantino ha manifestato un esplicita avversione per i videogiochi, rivelando invece la sua passione (e quasi ossessione) per l’analogico, un aspetto affascinante della sua quotidianità, se non fosse per il suo amato Nintendo nel salotto di casa. In questo articolo, esploreremo come Tarantino abbia inaspettatamente invaso il mondo dei videogiochi, nonostante la sua evidente avversione verso il digitale. Siediti comodo e presta attenzione:
"Tieni la mano ferma, amico. Sarà un lungo viaggio." [Dr. King Schultz, Django Unchained (2012)]
Chi conosce bene Quentin Tarantino, conosce bene il disprezzo del regista verso i computer e il mondo digital. Se non conosci i particolari di questo odio sappi che il maestro del cinema è, senza mezzi termini, un luddista che preferisce i metodi artistici tradizionali a quelli tecnologici. Interessante sapere che Tarantino scrive le sue sceneggiature interamente a mano, inoltre è un regista che a differenza dei suoi colleghi sta fisicamente accanto alla telecamera, proprio come facevano i grandi registi degli anni d’oro del cinema. Tra i suoi hobby principali vi è collezionare pellicole classiche da proiettare nel suo cinema personale.
A differenza dei suoi colleghi come l’ amico e collega Robert Rodriguez, che abbraccia la tecnologia con entusiasmo e audacia, la visione analogica di Tarantino è palpabile in ogni singolo fotogramma dei suoi film. Le sue pellicole, infatti, sembrano avere il magico potere di riportarci indietro nel tempo come spettatori, nelle vibes tipiche degli anni '70. Durante un’intervista con Time Out nel 2015, Tarantino ha lanciato un’affermazione che ha fatto scalpore:
"Sono stufo di tutta quella m*rda CGI. I miei ragazzi sono tutti veri. Se avessi voluto quella m*rda di videogiochi, sarei tornato a casa e avrei infilato il mio c**zo nel mio Nintendo. Questa m*rda CGI è la campana da morto del cinema."
E quel Nintendo? Giace da sempre scollegato e impolverato, simbolo di un'epoca che il regista sembra voler lasciarsi alle spalle.
Nonostante l'influenza di Tarantino sui videogiochi, è ormai chiaro che il regista non sente alcuna affinità con questo medium. In un'intervista del 2010 con The Telegraph, ha espresso la sua noia e indifferenza verso le console e i videogames, raccontando che gli è stata regalata una Nintendo che non ha mai utilizzato.
"Non riesco a interessarmi ai videogiochi"
Ha raccontato Quentin Tarantino al Telegraph.
"Mi hanno regalato dei lettori di videogiochi e se ne stanno lì collegati alle mie TV a prendere polvere finché alla fine non li stacco per poter mettere un altro lettore DVD per regioni speciali".
Ma torniamo al focus del nostro viaggio: il complesso legame tra i videogiochi e Tarantino. Sebbene i videogiochi siano l’espressione esatta di ciò che il grande regista ripudia, è interessante notare che il suo potente e genio ha impattato l’industria videoludica e lo sviluppo di diversi videogiochi come il film d'esordio, "Le Iene", il quale ha trovato la sua strada nel mondo dei videogiochi nel 2006.
Che Tarantino abbia marcatamente influenzato un secolo è un dato di fatto che ha avuto ripercussioni ben oltre il cinema. Possiamo ritrovare le impronte del genio nel mondo dei fumetti, durante la direzione di diversi episodi televisivi, e persino l’adattamento delle sue opere per il teatro. La sua versatilità e il suo pensiero critico unico lo hanno reso una figura venerata, con un culto della personalità che lo segue ovunque vada. Malgrado il suo amore viscerale per l’analogico e il ripudio per il digitale Tarantino, che ha chiaramente dichiarato di non avere alcun interesse verso i videogiochi, non ha potuto fermare la sua influenza nel panorama videoludico.
Nel maggio 2017, è stato rilasciato il videogioco "Reservoir Dogs: Bloody Days", sviluppato da Big Star Games e ispirato al celebre film di Quentin Tarantino "Le Iene". In Reservoir Dogs: Bloody Days, i giocatori possono immedesimarsi e controllare i personaggi principali del film in una serie di rapine. "Bloody Days" si distingue per il suo gameplay basato sul "time-rewind", una meccanica di gioco che dà l'opportunità ai giocatori di tornare indietro nel tempo per coordinare le azioni dei vari personaggi in modo sincronizzato. Il videogame ha subito diverse critiche miste perché pare che, seppur avendo preso in prestito personaggi e temi del film di Tarantino, i giocatori e fan del regista sottolineano l'assenza di una vera e propria connessione con lo stile narrativo e il dialogo caratteristico del regista.
"Tales from the Borderlands", sviluppato da Telltale Games, è un adventure game che ha come obiettivo catturare l'essenza dei migliori lavori di Tarantino. Il gioco presenta riferimenti diretti a film come "Pulp Fiction", ma il vero parallelo con Tarantino risiede nella sua capacità di trasformare una serie di azioni violente in un dramma/commedia caratterizzato da un forte sviluppo dei personaggi. In un gioco dove parole e le pallottole hanno lo stesso potere per la vita dei giocatori. Spesso il dialogo sostituisce i combattimenti e il giocatore è costretto a prendere decisioni rapide che determinano il destino dei personaggi.
"No More Heroes", diretto da Suda51, è un gioco che ha avuto associazioni con i lavori visionari di Tarantino. Uno stile visivo audace e un suo umorismo nero che lo hanno reso associabile ai lavori del grande regista. Il gioco, noto per l'uso innovativo dei controlli di movimento del Wii e per i suoi personaggi eccentrici, sorprende i giocatori con alte aspettative. Ad esempio, il personaggio di Shinobu Jacobs, un'adolescente nera, amputata e armata di katana, rappresenta una figura rara nei videogiochi, che combina influenze da vari generi e culture. Questo tipo di caratterizzazione complessa è simile a quella che Tarantino ha esplorato nei suoi omaggi alla blaxploitation, come Jackie Brown.
In un'era in cui il digitale domina, Tarantino resta con una forza autentica un faro di autenticità, un maestro che ci ricorda che, a volte, l’arte è meglio espressa quando è concreta e palpabile. Mentre la CGI continua a guadagnare terreno nel panorama cinematografico e videoludico, il suo rifiuto di cedere a queste tecnologie moderne è un invito a esplorare le radici dell'arte visiva, un richiamo a tornare a una narrazione più genuina e cruda.
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