Si chiamava Gioventù Ribelle ed era un videogame promosso da Giorgia Meloni. Forse non fu un successo di vendite ma la portò a ricevere i complimenti del Presidente della Repubblica
Lei era il più giovane Ministro della Gioventù, il leader era Silvio Berlusconi e Giorgio Napolitano il Presidente della Repubblica. E l'attuale Premier promuoveva il Made in Italy con i videogiochi.
Quando il videogioco fu presentato in occasione dei 150 anni dell'Unità d’Italia, fu annunciato come un prodotto frutto di un grande lavoro corale, da grandi associazioni del Made in Italy a top sviluppatori. Il gioco fu raccontato anche alla presenza dell’allora Ministro della Gioventù Giorgia Meloni, oggi Presidente del Consiglio. Ma all’epoca, una giovanissima Giorgia, si diceva entusiasta del gioco che aveva come focus il Risorgimento italiano. Il gioco non solo si è rivelato un flop ma, nel tempo, sono emerse importanti segnalazioni che hanno rivelato la vera storia dietro la nascita di Gioventù Ribelle.
Niente grandi nomi, niente top sviluppatori, al contrario, a dare vita al controverso videogame, era stato uno sparuto gruppo di studenti, fortemente sostenuti nel loro progetto a causa dell’imminente anniversario. E così, il piccolo team di ragazzi, si trovo a mostrare il frutto del loro, frettoloso lavoro, alla presenza delle più alte autorità dello Stato. Incluso il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che lodò la trama del videogame. Da parte sua, la Meloni, aveva intravisto, giovanissima, quelle tematiche che sarebbero entrate in pianta stabile nella sua politica, prima fra tutte la promozione del Made in Italy e della cultura italiana.
A dirla tutta, il gioco lodato dalla sinistra di Napolitano, presentava non pochi elementi controversi. Solo per citarne uno, all’interno dei livelli veniva data la possibilità di sparare al Papa. Cosa che ovviamente, oggi stupirebbe tutti gli elettori di Fratelli d’Italia rendendoli increduli davanti al plauso della leader per un prodotto con queste caratteristiche così dissacranti. Ma, la storia del gioco, testimonia anche un’epoca diversa, forse più naive in cui Giorgia Meloni mostrava il proprio sostegno a giovani nerd piuttosto che alle personalità emerse dall’inchiesta di Fanpage sui membri della sua Gioventù Nazionale. I ragazzi meloniani sembra passassero più tempo a ideare videogiochi piuttosto che a disegnare svastiche e, forse, sarebbe ora di tornare a quei passatempi.
Nel 2010, Giorgia Meloni, appariva come una vera e propria sostenitrice del mondo gaming. In occasione di un’intervista svolta proprio a seguito della presentazione di Gioventù Ribelle, l’attuale premier dichiarò che quello dei videogiochi:
“È un settore importantissimo: l’Italia può vantare un ricchissimo vivaio di giovani creativi, ideatori e realizzatori di videogiochi, che però viene immancabilmente fagocitato dai colossi statunitensi o giapponesi, dominatori incontrastati nel mercato. In un frangente di difficoltà occupazionale per tanti giovani, come quello che stiamo attraversando, tutelare una filiera del made in Italy in un settore florido e promettente come questo è dunque un passo doveroso”.
E ancora, alla domanda su come sarebbe stato possibile incentivare il settore in Italia disse che:
“Si può, lavorando su più fronti per fare filiera: ovvero tutelando il patrimonio creativo tutto italiano che anima l’ambiente della programmazione dei videogiochi, incentivando il lavoro di produzioni ‘nostrane’ e impegnandosi nel complesso per offrire a chi fino ad oggi è stato costretto a fuggire all’estero per realizzarsi professionalmente nel settore l’occasione di poter mettere a frutto in patria il “know-how” maturato”.
Oggi l’Italia sta vivendo un buon momento con la sua industra del gaming tra studi di sviluppatori indie e titoli apprezzatissimi anche all’estero, gli Esports conquistano sempre più fan e lo stigma sul mondo videoludico sembra essersi drasticamente ridotto. Eppure, in tempi piuttosto recenti, destò scalpore una dichiarazione della madre di Giorgia Meloni che, immaginando la figlia finalmente nelle vesti di Premier del nostro Paese, dichiarò che:
“Onestamente spero che mia figlia elimini la vergogna del reddito di cittadinanza ai 18enni, con questi che prendono i soldi per stare a casa a giocare ai videogiochi, così poi da dare quei soldi ai malati, agli anziani che non arrivano alla fine del mese, e più in generale a chi ne ha davvero bisogno. Non a chi non ha semplicemente voglia di lavorare”.
Oggi sappiamo che, quello del gamer può rappresentare un vero e proprio lavoro, non solo nel campo degli Esports ma anche come creativo. Gli sviluppatori italiani sono infatti tra i più richiesti anche all’estero, soprattutto nei grandi hub di sviluppo e nelle principali case di produzione. Insomma, i videogame hanno da tempo smesso di essere il passatempo degli annoiati, al contrario, hanno inaugurato un nuovo modo di fare impresa e di promuovere il talento. Un Made in Italy che siamo certi, alla Meloni non può che far piacere.
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