Gli anelli del potere torna con una nuova stagione. Assisteremo alla caduta di Numenor?
Rings Of Power, la serie tv targata Prime video che esplora l’universo di Tolkien narrato in opere come il Silmarillion, Lo Hobbit e Il Signore degli anelli, sta per tornare con una nuova stagione. Prime video ha condiviso il primo teaser trailer della seconda stagione che uscirà il 29 agosto 2024 e, dalle immagini condivise, possiamo aspettarci un netto miglioramento rispetto agli episodi precedenti. La prima stagione di ROP è stata una delle più attese del 2022 dai fan dello scrittore britannico ma, nonostante l’enorme dispiegamento di forze messe in campo da Amazon, non è riuscita a conquistare il grande pubblico dei tolkeniani e si è qualificata come una delle serie più divisive di sempre. Ma facciamo un passo indietro.
Nel primo nuovo trailer della seconda stagione di Rings Of Power Prime Video ci ha regalato delle immagini in grado di creare un vero hype per la serie. Finalmente Sauron si rivela definitivamente, seppur ancora nei panni di Annatar e con il signore oscuro riusciamo a dare uno sguardo anche su Mordor, ormai sempre più simile alla ben nota ambientazione della trilogia del Signore degli Anelli. Galadriel è pronta a combattere, conscia ormai di aver sempre avuto al suo fianco il proprio nemico. Ritroviamo tutti i personaggi con una consapevolezza tutta nuova di essere immersi in una nuova guerra. Il trailer riprende la chiusura della prima stagione e per poter analizzare a fondo quanto ci viene mostrato, dobbiamo tornare proprio all'esordio di ROP nel 2022.
Nei primi episodi di Rings Of Power incontriamo subito una giovane Galadriel, comandante delle armate del nord al servizio di Gil-galad, supremo re degli elfi. La Galadriel guerriera è in cerca, accompagnata dal piccolo contingente di soldati volontari, delle ultime tracce di Sauron, l’oscuro signore e servo di Morgoth. Nella prima stagione facciamo inoltre la conoscenza di un giovanissimo Elrond, scopriamo il volto di Celebrimbor e ci imbattiamo nei pelopiedi. E già partendo da queste primissime informazioni possiamo affermare con certezza che ogni fan dell’opera di Tolkien ha storto il naso; prima alla vista della dama di Lothlorien in armatura, poi davanti a re Elrod sì giovane, ma dai capelli corti - come Celebrimbor - poi i pelopiedi, una sorta di lontanissimi cugini degli Hobbit. E, proseguendo con gli episodi, inesattezze e novità si accavallano come se la serie fosse stata scritta senza il minimo supporto dei romanzi di Tolkien. E, in effetti è così.
Gli anelli del potere fa il difficile tentativo di raccontare gli eventi della seconda era di Arda che, principalmente, fanno parte della narrazione del romanzo incompiuto Il Silmarillion, di cui Prime video non ha mai ottenuto i diritti. Non è un dettaglio da poco considerato che il colosso dello streaming non ha potuto attingere al prezioso materiale fornito da Tolkien e si è dovuto accontentare delle informazioni, delle canzoni e poesie che ne Il Signore degli Anelli, Lo Hobbit e nella Appendici raccontano alcuni degli eventi della seconda era. Ecco perché assistiamo con ROP a una narrazione familiare ma del tutto nuova soprattutto rispetto a personaggi come Galadriel, Gil-Galad e a storie ben note come quella della caduta di Numenor. Ma, al netto della condizione di partenza che sicuramente non ha avvantaggiato gli sceneggiatori, ci sono alcune mancanze all’interno della serie che difficilmente riusciamo a perdonare.
Quella realizzata da Prime video non è una serie spin off, come spesso accade con le saghe di grande successo, ma una vera e propria origin story che lo stesso Tolkien aveva fatto fatica a scrivere. Nelle intenzioni dello scrittore c’era infatti la volontà di creare un’epica tale da riuscire a fornire una plausibile origine mitologica della Gran Bretagna. Tolkien immaginava un’epica più grande di Camelot e del Graal in grado di essere paragonata alla grande mitologia norrena, al pantheon greco e romano. Inutile sottolineare ulteriormente la grandezza dell’opera che, purtroppo, è rimasta incompiuta e che solo grazie al grande lavoro di Christopher Tolkien, ultimogenito di J.R.R. oggi siamo in grado di leggere. La premessa era doverosa per capire la ragione profonda per cui i lettori hanno preso le distanze da ROP.
La serie è visivamente, esteticamente, perfetta eppure evita di includere nella narrazione quell’elemento che da solo è in grado di reggere il peso di tutto il corpus letterario di Tolkien: la lotta tra bene e male, una lotta tra soggetti con un nome ben preciso, con intenzioni ben precise e con caratteristiche che, contrapponendosi, danno vita allo scontro ultimo le cui conseguenze giungono fino al più piccolo abitante della terra di mezzo. Nella prima stagione della serie sentiamo spesso nominare Morgoth, il villain che si cela dietro le nefande opere di Sauron ma poco sappiamo sulla natura di Morgoth oltre il suo nome.
Non vogliamo in questa sede affrontare un’analisi approfondita dell’opera di Tolkien o spoilerare troppo a chi ancora non ha visto la serie ma, è chiaro, che dare un nome al nemico non basta a giustificarne le azioni. Perché Morgoth è malvagio? Qual è il suo scopo? Perché Sauron è un suo seguace? Perché Numenor rischia la caduta? Perché Gandalf scegli di vivere nella terra di mezzo? A tutte queste domande non c’è risposta nella prima stagione, la nostra speranza è che, in questa nuova tranche di episodi si possa finalmente guardare all’elefante nella stanza e tirare il ballo il cuore dell’opera di Tolkien.
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