Prince of Persia torna a far parlare di sé a 14 anni dal suo ultimo capitolo. Ubisoft sarà stata in grado di far ripartire la serie o avrà fallito provandoci?
Dopo 14 anni, Ubisoft Montpellier ha deciso di far tornare in auge la serie dedicata al Principe di Persia, toccando il cuore di milioni di appassionati che, per quasi due decenni, non avevano più avuto niente di cui gioire. Dopo il capitolo uscito nel 2010, la saga si era bruscamente interrotta. Nonostante la trilogia delle Sabbie del Tempo si fosse conclusa degnamente e "Le Sabbie Dimenticate" fosse un ottimo interquel, i fan speravano di poter gustare una nuova trilogia o qualche altro spin-off degno di nota. Quattordici anni a bocca asciutta sono tanti; sarà ancora rimasta della sabbia nella clessidra del tempo di Prince of Persia? Scopriamolo nella recensione di The Lost Crown.
Prince of Persia The Lost Crown è un Metroidvania e sarà disponibile dal 18 Gennaio 2024.
Dopo avervi portato una breve anteprima del gioco lo scorso Novembre, in occasione della Milano Games Week, possiamo confermare quella prima sensazione: infatti anche in quell'occasione il titolo di Ubisoft ci aveva particolarmente convinto lasciando pochi dubbi di sorta.
Il team di Ubisoft Montpelier ha deciso di chiudere definitivamente con il passato, aprendo un nuovo intrigante filone narrativo, dando la possibilità ad una nuova serie di videogiochi.
La trama si discosta completamente da quanto narrato nei capitoli più celebri della saga. Di fatto, interpreteremo Sargon, membro di una forza d'élite dell'esercito persiano chiamata "gli Immortali", e la nostra missione sarà quella di salvare il principe Ghassan dai suoi rapitori. Nonostante parta da una base narrativa semplice, il team di Ubisoft riesce comunque a sviluppare la trama nel corso degli eventi egregiamente, facendoci finire in un turbinio di situazioni che ci trasporterà all'interno di giochi di potere, intrighi politici e viaggi nel tempo.
Cercando il pelo nell'uovo, la profondità di alcuni personaggi e alcuni dettagli del mondo di gioco in cui veniamo immersi non sono ben approfonditi. Tuttavia, questa è un'inezia che possiamo perdonare, visto che la trama riesce comunque a sorprenderci con arguti colpi di scena. La produzione si concentra molto sul gameplay del platforming e del combattimento, quindi non stupitevi se non vi verrà voglia di ascoltare ogni singolo dialogo; nel Metroidvania creato da Ubisoft, c'è molto da fare e difficilmente vi ritroverete con le mani in mano.
Da quel lontano 27 febbraio 2017, giorno in cui fu lanciato sul mercato Hollow Knight, tutti i Metroidvania usciti vengono misurati su una scala di valori e di grado di scopiazzature dell'opera del Team Cherry. Anche per The Lost Crown, la prova del 9 si rifà al capostipite di questo genere. Ma intendiamoci, nel mondo dei Metroidvania è difficile riuscire a creare una struttura innovativa di gioco per antonomasia; gli stessi sviluppatori del Team Cherry trassero ispirazione dal mondo di Mega Man.
Il backtracking su questo capitolo di Prince of Persia funziona egregiamente, e non saremo rallentati nell'avanzare nell'avventura dalla poca navigabilità degli ambienti. La struttura di gioco riesce, seppur traendo ispirazione da opere celebri, a regalarci una sensazione di scoperta nell'avanzamento dell'avventura.
La scelta di optare per un protagonista molto atletico ed incline al parkour facilita di molto gli spostamenti grazie alle sue acrobazie in volo e alla certa rapidità negli scatti. Ciò evita di creare quel senso di noia dettato da un'esplorazione legnosa e lenta di ambienti vecchi e nuovi.
Sargon è un protagonista che riesce a distaccarsi dal canone dettato dal suo predecessore delle Sabbie del Tempo. La sua evoluzione sarà una parte importantissima della vicenda, e sebbene le sue doti atletiche forse non si evolvano troppo, le sue abilità di combattimento gli permetteranno di creare situazioni molto variegate e sempre nuove.
Lo sviluppo del personaggio di Sargon non sarà strettamente legato solo alle due capacità precedenti; anzi, riuscirà ad imparare la manipolazione del tempo, la quale si rivelerà utilissima per le fasi di platforming di fronte alle quali ci troveremo. Non solo la manipolazione del tempo per le fasi di platforming, poiché Ubisoft Montpellier ha deciso di sfruttare anche le capacità da arciere del nostro soldato per utilizzare arco e frecce non solo nel combattimento, ma anche per l'attivazione di piattaforme e molto altro nell'esplorazione.
Tutte queste skill di combattimento non vanno a sposarsi con un sistema di potenziamenti da portare al collo, intercambiabili e con abilità uniche. Di fatto, la componente degli amuleti si rivela essere una chicca che permetterà al giocatore di variare molto il suo stile di gioco e l'approccio ai combattimenti.
Parlando di combattimenti, va citato il buonissimo lavoro svolto da Ubisoft per renderli molto godibili e anzi darci la possibilità di eseguire dei parry, anche se non su tutti gli attacchi, portandoci ad immaginare un possibile soulslike ispirato alla serie. Le boss fight si rivelano azzeccatissime e ben strutturate, non abbiamo riscontrato bug da segnalare durante la nostra prova e questo è un plauso perché le difficoltà sono uno dei punti di forza di Prince of Persia: The Lost Crown.
Sargon si troverà di fronte a puzzle ambientali e sfide particolarmente ostiche anche durante i primi livelli di gioco, con un bel gradiente di difficoltà crescente, impostando così la sfida ai livelli superiori. Non abbiate paura, il gioco non sarà punitivo al punto di sfociare nella frustrazione. Alla morte dettata da una fase di platforming, vi sarà il respawn sull'ultima superficie solida toccata.
Ubisoft parte in questo 2024, con un gioco ben realizzato che saprà soddisfare il palato non solo dei veterani della saga, ma anche di coloro che si avventureranno per la prima volta nell'immaginario di Prince of Persia. Il gioco alle difficoltà più basse sarà terminabile in circa una ventina di ore, ma fidatevi se vi diciamo che sarà complicato staccarvi dall'opera dopo i titoli di coda.
Dei difetti sono tuttavia presenti; il titolo non presenta un tocco artistico indimenticabile e, a livello di level design, si nota qualche pecca in alcune aree di gioco in cui sembrava essere finita la benzina. Avrete la sensazione in alcuni livelli di aver fatto solo platforming e in altri di aver sudato sette camicie per una ricompensa scarna, ma tutto ciò è assolutamente trascurabile. L'opera è comunque lodevole, anzi noi vi consigliamo di provarla sulla versione portatile per Nintendo Switch.
85/100
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